Hiroshige, da Kyoto a Edo vedute celebri del Giappone

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Utagawa Hiroshigedi Emilio Campanella

A Venezia Palazzo Grimani ospita e celebra, attraverso il grande vedutista ottocentesco, la sua preziosa collezione di arte orientale ancora provvisoriamente ospitata all’ultimo piano di Ca’ Pesaro. L’esposizione si potrà visitare sino all’11 Gennaio prossimo.

Utagawa Hiroshige, insieme con Kunisada, altro esponente importante dell’arte figurativa giapponese del secolo, è in parte continuatore di una tradizione artistica di grandissimo successo da alcuni secoli, e dall’altra colui che provenendo da una stirpe samuraica, è prova vivente di una profonda trasformazione sociale e politica in corso. A dieci anni dalla sua morte (1858), il potere dello shogunato Tokugawa (1603-1868), che aveva stretto nella sua morsa il paese per circa trecento anni, crollerà a favore dell’imperatore Meiji con la conseguente apertura delle frontiere e la scoperta stupefatta ed ammirata, da parte dell’occidente, di un’arte così diversa dalla sua e tanto affascinante da influenzare fortemente quella europea, nell’ultima parte del diciannovesimo secolo.

Quello esposto in questa occasione è il corpus di stampe del museo nella sua quasi interezza di circa quattrocento fogli, e separati, e raccolti in volume, appartenenti a fortunatissime serie stampate e ristampate dagli editori/stampatori del tempo.

Si tratta di incisioni colorate con estrema curae  con una tecnica particolarmente accurata di inchiostrazione manuale in cui la pressione determina l’effetto cromatico desiderato giocando con sfumature sempre differenti da un foglio all’altro, pur nel rispetto dell’originale. Si può comprendere quanto sia interessante cogliere le differenze delle tirature di una medesima opera e quanto sia importante, per le collezioni, la qualità della stampa. Questa è di altissima qualità esecutiva. Lo scopo delle stampe era molteplice: vendute come ricordo di un luogo visitato, acquistate per il desiderio di visitarlo, da portare con sé dopo un trasferimento, in ricordo del luogo di origine.

Ancora celebrazione di celebri vedute del Monte Fuji da differenti prospettive come LE TRENTASEI VEDUTE DEL MONTE FUJI, 1858-59 o la RACCOLTA DI IMMAGINI CELEBRI DELLE CINQUANTATRE’ STAZIONI DEL TOKAIDO’, 1855, CENTO VEDUTE DEI LUOGHI CELEBRI DI EDO, 1857. Alcune notissime, riprendono temi già affrontati da Hokusai, come riferimento-omaggio al grande maestro, così come la ripresa del soggetto della GRANDE ONDA, ma da un’angolazione d’inquadratura differente, e comunque solo dopo la morte del grande predecessore.

Una delle innovazioni stilistiche di Iroshige è stata quella di realizzare vedute verticali, che prima di lui erano orizzontali, mentre precedentemente la verticalità era destinata ai ritratti degi attori kabuki, o delle Tayù (le geisha più importanti e di più alto livello), nello spirito stilistico tipico dell’ Ukiyo-e (Mondo Fluttuante, mondanità…).

Consiglio di guardare da vicino ogni stampa per apprezzarne le qualità cromatiche, di segno, d’insieme di composizione.

Sono esposti accanto oggetti, lacche, scatole, anche due magnifici kimono che riprendono i medesimi temi figurativi. Concludo riportando una notizia apparsa sabato 20settembre su di un giornale locale, a seguito della inaugurazione ufficiale della mostra, nel corso della quale, la Soprintendenza ha annunciato l’imminente restauro di Palazzo Marcello, sede storica del Museo di Arte Orientale, che è attualmente, come detto, all’ultimo piano di Ca’ Pesaro, sede provvisoria da oltre cento anni!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(29 settembre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©emilio campanella 2014
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